Governance, Risk e Compliance: strumenti strategici per una gestione del rischio proattiva

Governance, Risk e Compliance: strumenti strategici per una gestione del rischio proattiva

Governance, Risk e Compliance: i fondamenti per un’azienda resiliente

Lo scenario attuale sta trasformando quello che un tempo era sostanzialmente un “adempimento burocratico” in una fonte di valore, che va ben oltre il concetto di vincolo. Anche per la media impresa. Siamo infatti in un contesto normativo in continua evoluzione, nel quale ai framework “tradizionali”, quali ad esempio il D.Lgs. 231/01, si sommano nuovi obblighi, quali quelli legati alle recenti direttive sulla Sostenibilità, o agli obblighi in materia di Cyber Security. 

Ecco quindi che la Governance e la Compliance non sono più un fardello necessario, ma un vero e proprio asset strategico. Un sistema GRC (Governance, Risk and Compliance) maturo consente di mitigare rischi legali, operativi e reputazionali, trasformando la compliance in un vantaggio competitivo. All’opposto, in assenza di questa strumentazione, le aziende saranno passibili di gravi sanzioni ed esposte a interruzioni operative e danni d’immagine con ricadute anche economiche.

I vantaggi tangibili di una governance solida

Un sistema GRC ben progettato riduce l’esposizione a rischi operativi multidimensionali, come interruzioni della supply chain, danni da eventi naturali o attacchi informatici, attraverso una mappatura dinamica delle vulnerabilità. Ad esempio, l’implementazione di un piano di continuità operativa non solo minimizza i tempi di fermo in caso di disastri, ma ottimizza la resilienza della catena di approvvigionamento, riducendo i costi legati a ritardi o penali contrattuali. La gestione proattiva dei rischi HSE (Health, Safety, Environment) previene incidenti sul lavoro e sanzioni ambientali, mentre l’analisi dei rischi ICT mitiga minacce come data breach o ransomware, proteggendo il patrimonio informativo aziendale.

Oltre alla riduzione dei rischi diretti, una governance solida genera valore intangibile attraverso la costruzione di relazioni fiduciarie. Clienti e fornitori privilegiano partner con processi trasparenti e certificati, come dimostrato dalla crescente richiesta di certificazioni ISO 45001 (sicurezza) o ISO 14001 (ambiente) nei bandi di gara. Per le aziende che collaborano con la pubblica amministrazione, l’adozione di un Modello 231 non è solo una importante linea di difesa per le responsabilità penali, ma un requisito strategico per accedere ad appalti complessi, nei quali la presenza e l’integrità di questi processi consente di conseguire punti che possono fare la differenza nell’aggiudicazione dell’appalto.

L’integrazione all’interno del framework GRC di criteri ESG (Environmental, Social, Governance) amplifica questi benefici: strategie di sostenibilità, come la riduzione delle emissioni o l’economia circolare, migliorano il rating creditizio e attirano investitori istituzionali. Un caso emblematico è l’accesso a finanziamenti “green” a tassi agevolati, legati al raggiungimento di target misurabili di efficienza energetica o inclusività sociale. La rendicontazione ESG, oltre a soddisfare obblighi normativi, diventa uno strumento di marketing per posizionarsi come leader nel settore delle costruzioni sostenibili, differenziandosi dalla concorrenza.

Il ruolo chiave di un audit esterno

L’autovalutazione interna, seppur preliminarmente utile, spesso fallisce nel cogliere rischi sistemici a causa di limiti strutturali quali la mancanza di competenze specialistiche (ad es. in merito a normative complesse quali la NIS2 per la cybersecurity) o la sovrapposizione di ruoli tra chi gestisce e chi controlla i processi. Un audit esterno, condotto da professionisti con esperienza trasversale, consente di superare questi bias attraverso metodologie validate.

L’audit esterno garantisce una visione olistica basata su benchmark di settore e best practice internazionali. Ad esempio, nell’ambito della cybersecurity, un audit identifica non solo le vulnerabilità tecniche, ma valuta l’adeguatezza delle policy interne rispetto a normative quali il GDPR o le direttiva NORA e NIS2, proponendo soluzioni come l’adozione di sistemi di intrusion detection o la revisione dei contratti con i fornitori di servizi ICT. Per le PMI, questo si traduce in una riduzione del 30-40% dei tempi di risposta agli incidenti e in una migliore allocazione delle risorse per la formazione del personale.

Un audit strutturato include anche sopralluoghi nelle sedi aziendali e interviste ai Process Owner, elementi spesso trascurati nelle autovalutazioni. Questa fase permette di verificare l’effettiva applicazione delle procedure documentate, che spaziano su molteplici aspetti, dai protocolli antincendio fino ai controlli sulla solvibilità dei clienti, evidenziando discrepanze tra teoria e pratica. Il risultato finale può essere un piano d’azione, che trasforma le raccomandazioni in progetti concreti e prioritizzati: dall’implementazione di tecnologie di monitoraggio in tempo reale alla creazione di comitati etici per la gestione dei fornitori ad alto rischio. 

L’audit esterno ha poi anche in molti casi un impatto economico misurabile, come nel caso della cosiddetta Gap Analysis assicurativa, che confronta le coperture esistenti con i rischi effettivi, identificando situazioni critiche di sotto-copertura ed ottimizzando costi ed efficacia del portafoglio assicurativo aziendale. 

Trasformare il framework GRC in leva strategica

In un momento in cui stiamo assistendo ad una vera e propria “disruption” normativa e operativa, adottare un modello GRC dinamico non è più un’opzione, ma una necessità. la gestione strategica di governance e compliance rappresenta un nuovo passo fondamentale per allineare l’azienda alle sfide del mercato, trasformando la conformità da costo fisso a differenziatore strategico. Investire in una governance solida significa non solo proteggere il patrimonio aziendale, ma anche aprire le porte a nuove opportunità di crescita e innovazione.